Trattato dei Tre Impostori
In questi ultimi anni in Italia (e Francia soprattutto) a livello editoriale sono notevolmente aumentate le pubblicazioni di critica radicale verso la religione e, più specificamente, argomenti di carattere ateistico (vedi su tutti le pubblicazioni in Italia di Giorello e in Francia di D’Onfray), provocando interessanti dibattiti ma comunque accolti dal punto di vista della libertà di stampa come testi su cui dicutere e non più visti come “pericolosi” per la vita pubblica nonostante le ripetute ventate di oscurantismo culturale provacate da alcuni Paesi. In Europa invece, a inizio Settecento, uscì un testo dal titolo Trattato dei Tre Impostori, edito in francese e latino, il cui successo ininterrotto ha perdurato lungo i due secoli seguenti, attribuito a discepoli spinoziani o dell’area critico-illuminista francese e tedesca. Commentato numerose volte in passato ma anche il secolo scorso, l’idea di fondo era quella di dimostrare come i tre personaggi principali esposti nel titolo, Mosè Gesù e Maometto (in realtà ve n’è un quarto, Numa Pompilio, re romano, il quale non viene quasi mai ricordato proprio perché chi critica il testo lo prende ad esempio per rilevare come esso sia contro le tre religioni rivelate, ebraica cristiana e musulmana, quando l’intento dell’Autore era quello di fornire spiegazioni sull’illusorietà mostrata al volgo da parte di ogni religione nel tempo) siano stati appunto degli impostori poiché hanno imposto la fede con la scusante di miracoli e avvenimenti miracolosi costruiti ad hoc e quindi non divini. Come può non venire in mente lo Spinoza del Trattato Teologico-Politico nel capitolo sui miracoli? Messo al bando da subito, l’uscita del testo spinoziano (senza il nome del suo Autore) ha provocato scandalo furioso e, assieme al Leviatano di Hobbes, è risultato essere il testo più temuto dell’europa Occidentale del Sei-Settecento. Perché questi libri sono temuti, ci viene da chiedere, considerando come la Chiesa Cattolica in quei secoli temeva le scissioni dogmatiche e le eresie? Pubblicando decine e decine di controtesti, critiche radicali, pamphlet di fuoco contro Spinoza (e Hobbes), bruciando i loro libri la religione organizzata sapeva benissimo che, da un lato avrebbe impedito il rapido propagarsi delle loro teorie ma nel contempo sapeva che non avrebbe affatto impedito il lungo e lento crescere del dissenso sempre presente nell’animo di studiosi liberi. Perfino Kant è attento nella sua filosofia a non oltraggiare (e fino ad un certo punto) la religione e così i grandi filosofi da Fichte a Hegel fino ai giorni nostri, come se criticare la religione debba essere messo da parte. Il Trattato dei Tre Impostori inizia con una riflessione sull’ignoranza: “Ë l’ignoranza l’unica fonte delle false idee che si hanno della divinità, dell’anima, degli spiriti e di tutti gli errori che ne derivano”. Dio, anima, spiriti: questi tre soggetti saranno presi in esame nel libro. Le più recenti critiche letterarie hanno stabilito che in realtà ci sono più Autori (ignoti) che hanno assemblato il testo originario che doveva presumibilmente fermarsi all’undicesimo capitolo. I capitoli seguenti, ripresi quasi per intero da opere di Charron, per poi riproseguire con la critica sull’anima, trattano sostanzialmente dell’organizzazione delle religioni e del potere politico monarchico, dei legislatori e della superstizione. L’intento era quello sicuramente di costruire un libro ad hoc che trattasse di temi contro la certezza che le religioni rivelate avevano su Dio, l’uomo e il mondo. Pensiamo come il tema dell’ignoranza e della superstizione sia stato così caro anche a Spinoza quando parla nella famosa Prefazione al Trattato Teologico-Politico dicendo che “se gli uomini potessero gestire le loro cose avendo un sicuro metro di giudizio od una fortuna sempre favorevole, non sarebbero indotti dalla superstizione. Ma le preoccupazioni li riducono a tale punto di insicurezza, che spesso non sanno cosa decidere” oppure quando ancora nell’Etica dice che “per natura siamo così fatti: che facilmente crediamo alle cose nelle quali speriamo e difficilmente a quelle che temiamo […] e da ciò sono nate le superstizioni, dalle quali gli uomini sono combattuti a lungo” (E III, P50 sch). Era facile quindi attribuire il libro ad un discepolo spinoziano (attribuirlo totalmente a Spinoza fu difficile visto che il libro comparve quasi 40 anni dopo la sua morte) e ovviamente l’ostracismo verso di esso contribuirono al suo rapido successo. Leggere oggi questo libro e riferirlo a tesi spinoziane, dopo le esegesi compiute su Spinoza lungo l’arco di quest’ultimo Secolo non ci dà sostanziali aiuti nella sua comprensione ma rende un apporto importante sulla situazione liberale e critica del Settecento in Europa, sui fermenti riguardo nuovi studi biblici. Non possiamo dire che esso abbia contribuito a preparare la Rivoluzione Francese ma sicuramente ha corso di pari passo nello sviluppo del pensiero critico che non ha mai smesso di vivere nelle menti libere.
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Comments (2)
Anonimo
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In effetti Spinoza potrebbe aver dato inizio alla lunga ripresa del dissenso anticlericale e, in genere, contro le religioni rivelate in maniera tale che negli anni e nei secoli seguenti sempre più scrittori più o meno anonimi hanno contribuito a richiamarsi arbitrariamente alle sue idee…
JB
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fogliospinoziano
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Non sono d’accordo in pieno poiché non vedo Spinoza come causa del dissenso anticlericale, anzi scrisse che il popolo poteva essere tenuto a bada solo con la religione e che fondamento della virtù era proprio quello, per chi fosse impossibilitato a divenire saggio, di essere partecipe della pietà e della religione. Spinoza sapeva benissimo quanto la religione fosse importante per la sua società e credo che la sua critica era sui falsi fondamenti, sulla possibilità che ci fossero incomprensioni tali da generare guerre e dissidi, non tanto sulla struttura secolare.
Giovanni
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