L’abisso dell’unica sostanza. L’immagine di Spinoza nella prima metà dell’ottocento tedesco.
Uno dei meriti maggiori della filosofia tedesca di inizio Ottocento è stato quello di aver fatto riemergere Spinoza dall’oblio al quale era destinato. Come è noto, dalla sua morte, avvenuta nel 1677, è seguito un periodo piuttosto lungo che abbraccia oltre un secolo in cui il suo pensiero, lungi dall’essere tacciato come destabilizzante per la società, non era studiato o criticato bensì solo confutato. E’ merito di un insieme di fattori, probabilmente nati dalla pubblicazione delle Lettere sulla teoria di Spinoza di Jacobi che prende forma in Germania l’interesse per la sua filosofia, dopo alcuni accenni di interesse (sempre in senso negativo, per esempio, vedi il Wolff). Il periodo quindi che va dal 1780 fino alla fine del 1845 è forse uno dei più densi di studi riguardo a Spinoza, poiché coinvolge tutti i più grandi filosofi tedeschi, da Hegel a Schelling, da Schopenhauer a Marx, e coinvolge tutti, volenti o nolenti, a prendere non tanto posizione pro o contro lo spinozismo quanto ad affrontare le problematiche di questo pensiero e ad assorbirle o a respingerle nella propria. Fu Hegel infatti ad affermare che la filosofia moderna nasce da Spinoza ma fa di lui un precursore della propria per poi farlo rientrare nella sua costruzione idealistica come un passaggio necessario, anche se notevole, ma non come punto di arrivo. Un testo che raccoglie le pubblicazioni di questi grandi filosofi tedeschi in un unico volume è L’abisso dell’unica sostanza. L’immagine di Spinoza nella prima metà dell’Ottocento tedesco, un libro che parte da una tesi di Althusser circa il pensiero rivoluzionario di Spinoza come teorizzatore della storia e della politica moderni. Spinoza nel Tractatus Teologico-Politicus, con la critica sull’interpretazione biblica, sulla sua esegesi e sulle teorie politiche è, secondo Althusser, colui che pone il problema della lettura e della scrittura della storia e, conseguentemente, dell’interpretazione di essa. Anche se in Spinoza non si rileva esplicitamente questo argomento, il libro intende esporre proprio la questione che in Germania ci fu del pensiero spinoziano e non a caso termina l’antologia dei testi con La Sacra Famiglia di Marx; proprio dalle pagine dell’ottima introduzione di Vittorio Morfino sembra di cogliere la domanda che viene spontanea: come mai Spinoza sembra per Althusser il capostipite del pensiero materialista quando proprio ne La Sacra Famiglia Marx lo esclude dal novero dei materialisti? Questa domanda non deve porre fuori percorso: in Germania mancava proprio l’inserimento del pensiero spinoziano nella filosofia e l’apporto dato dai filosofi tedeschi colma questa lacuna. Il libro presenta quindi un’antologia di testi che ci porta per mano a tentare di comprendere il valore di Spinoza nel pensiero filosofico tedesco preparatorio per il Secolo seguente. Le grandi questioni spinoziane sugli attributi, sull’essenza, sul rapporto tra l’infinito e il finito vengono affrontate finalmente con rigore e precisione e tutte le critiche seguenti degli interpreti spinoziani devono proprio a questo periodo storico la loro fase preparatoria. Sulla fine del XIX Secolo viene scoperto il Breve Trattato su Dio, l’Uomo e la sua Felicità e gli studi che porteranno ad una nuova Spinoza-Reinassance contemporanea (con tutte le ulteriori interpretazione, ad esempio quelle di Deleuze per fare un nome). Schelling nelle Lezioni Monachesi analizza tra l’altro il rapporto dei modi finiti con l’infinito (“Non si arriva quindi mai a un punto da cui è possibile porre la domanda su come le cose derivino o siano derivate da Dio”) oppure come la sostanza infinita pone, oltre che la sostanza estesa, anche il concetto di essa. Troviamo Herbart che, nella Metafisica Generale critica abbastanza vistosamente sia Spinoza che Leibniz la famosa proposizione della non possibile esistenza di due sostanze identiche; o anche Heine che ne La storia della religione e della filosofia in Germania introduce la filosofia spinoziana come derivata da quella cartesiana e ne critica l’aspetto geometrico ma comunque la analizza, tenta di conoscerla; e ovviamente Hegel nella Scienza della logica espone la sostanza assoluta spinoziana nella sua versione come “filosofia difettosa” poiché Spinoza “resta fermo alla negazione come determinatezza o qualità; non avanza fino alla conoscenza di essa come negazione assoluta” in maniera tale che la Sostanza così non contiene essa stessa la forma assoluta. I testi raccolti a cura di Gianluca Battistel, Filippo Del Lucchese e Vittorio Morfino sono dunque basilari e importanti non solo per quanto detto sul riempimento in Germania di questo vuoto filosofico circa Spinoza ma anche per noi, oggi, poiché ci aiutano a comprendere meglio la sua filosofia con domande che possono sembrare superate ma affrontate con il rigore di chi vuole saperne di più sul Filosofo olandese.
Testi di Beneke, Büchner, Feuerbach, Fries, Hegel, Heine, Herbart, Hess, Marx, Schelling, Schleiermacher, Schopenhauer
A cura di Gianluca Battistel, Filippo Del Lucchese, Vittorio Morfino
Quodlibet, 2009
Spinozana ISBN 9788874622368 – pp. 280, Euro 22
Trackback from your site.