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Baruch degli angeli, una biografia

Written by Foglio Spinoziano on . Posted in blog

L’uscita in libreria di una nuova biografia su Spinoza desta sempre interesse sia perché potrebbe dare nuove prospettive del suo pensiero sia perché potrebbe aprire nuovi quesiti sugli aspetti non ancora indagati della sua vita.  Le classiche biografie del Lucas e del Colerus  o quelle di altri ad esempio contenute nell’opera del Freudenthal presentano il Filosofo in veste a doppia faccia: da un lato l’empio e ateo dissacratore del sentimento sociale e religioso e dall’altro il virtuoso e laboriososo molatore di lenti. Da molti anni non appariva in libreria una nuova biografia e Baruch degli angeli di Maria Rosaria D’Uggento (Edizioni del Faro) appare per questo interessante: infatti, nell’esporre le vicissitudini del Filosofo, l’Autrice traccia alcuni paralleli fra lui e gli altri (più o meno) famosi personaggi che animano l’Olanda e l’Europa del XVII secolo; ne illustra l’umanità, la sua evoluzione sociale e di pensiero.
Innanzitutto il titolo: si accenna ad esso nell’introduzione dove altri angeli, o figure angelicate, hanno accompagnato Spinoza: dalla madre Hanna Debora morta prematuramente, a Clara Maria, figlia giovanissima di Van den Enden e giovane (sembra unico) amore della sua vita; proseguendo con gli angeli pittorici di Rembrandt e con quelli terribili nella proclamazione della Cherem, la scomunica della comunità rabbinica nel 1656 nei confronti dell’ebreo non più tale. Proprio con Rembrandt ad un certo punto viene proposto anche un parallelo, in negativo quasi fosse lo specchio oscuro di Spinoza: i due vissero entrambi nella stessa Patria e nello stesso periodo, “marrano della ragione” il primo e “marrano della fede” il secondo.
Inoltre, con dovizia di esposizione, oltre che la dottrina nelle sue linee generali, viene presentata una serie di possibili precursori del pensiero spinoziano: Bruno innanzitutto ma anche Juan de Prado e Isaac de la Peyrère, come pure della nascita della critica biblica; come dire il Vanini e Uriel da Costa. Il tutto condito con la presenza di contemporanei: da Leibniz, ad Alberto Burgh, da Boyle a Tschirnaus fino ai fratelli de Witt e alla loro tragica fine. Non solo una semplice esposizione ma anche la natura di uno Spinoza passionale viene delineata, un giovane Baruch curioso del mondo e della scienza e uno più anziano, metodico ma anche capace di pulsioni violente a seguito di fatti politici gravi del suo tempo. Forse è proprio la repressione dell’ignoranza una costante che avranno i suoi studi, che faranno di lui un uomo che aspirava a costituire un cenacolo di liberi amici e che non disdegnava il dialogo con la gente comune su questioni persino banali. Inizialmente contestatore, il giovane Spinoza diventa un solitario riflessivo ma ad ogni modo sempre interfacciandosi con la propria società, con le persone del suo tempo, parlando ai suoi interlocutori specie nelle lettere alla stregua di un insegnante eccelso, di un nuovo modo di vedere la vita. 
L’Autrice prende a esempio anche il nostro tempo scrivendo quanto l’istruzione oggi tenga da parte la stessa critica e il modo di fare filosofia. Per questo all’inizio del libro vengono introdotte non tanto le filosofie quanto le personalità dei vari filosofi nella storia: Spinoza come punto di inizio ma anche di incontro in questo insegnamento.
Lo stesso Cartesio viene presentato anche come un iniziale precursore ma Spinoza lo abbandonerà presto avendolo utilizzato per capire che doveva fare filosofia più che continuare una sua improbabile (anche se destinata al successo per via della sua notevole intelligenza) carriera volta agli studi ebraici della Torah. Geometria e ragione tessono così le tele di un giovane Spinoza a poco a poco e la sfida verso la sua stessa comunità, così aperta  e così eclatante, non farà altro che farlo introdurre in ambienti più moderni, più aperti allo studio della scienza, aperti ad una visione moderna della vita. “Lo sguardo geometrico” come scudo per l’ignoranza e la superstizione.
Interessava esporre l’uomo Spinoza, superando una visione tradizionalistica che lo ha sempre visto come il filosofo del razionalismo; interessava guardare a fondo il suo animo per una volta, dopo che egli ha tracciato le linee per guardare in fondo all’animo.
Conclude il libro la scelta di esporre il XX capitolo del Trattato Teologico-Politico, come chiosa al discorso che era partito dagli ebrei erranti verso la liberta democratica dello Stato: Spinoza non più errabondo nella sua religione ma certo di un pensiero che sfiderà i secoli.
Baruch degli angeli di Maria Rosaria D’Uggento
Edizioni del faro, 2012, pagg. 189, ISBN 9788865370797, Euro 14

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