“La scienza intuitiva di Spinoza” di Paolo Cristofolini (recensione)
Accade spesso che un libro racchiuda altri argomenti, oltre quello indicato dal titolo e che li svolga in modo mirabile, aprendo la strada ad molte prospettive. Il libro di Paolo Cristofolini La scienza intuitiva di Spinoza è uno di questi. Nella sua ultima riedizione per i tipi della ETS nella collana philosophica serie verde, Cristofolini ha intenzione di chiarirci uno degli temi fondamentali della filosofia spinoziana, termine di conoscenza ma anche termine del viaggio che il Filosofo inizia nelle sue opere e porta a compimento nell’Etica: la beatitudine. Il discorso inizia subito con la definizione di natura umana e di attributo, anzi dei soli due attributi a noi noti: pensiero ed estensione, quest’ultimo come punto di rottura con la filosofia cartesiana in quanto per Spinoza l’estensione ha una valenza importante, strutturale per la sua architettura filosofica. Proprio nel contesto dell’estensione Cristofolini insiste in tutto il libro sull’importanza di considerare anche la scienza di Spinoza: la vicinanza con Galileo espressa in un brano tratto dal Dialogo sui massimi sistemi sembra qui accostarsi al concetto in suo genere degli attributi e proprio comprendendo la necessità degli attributi forse sta il punto di maggiore vicinanza tra i due pensatori. Conoscendo la natura si conosce Dio e dai capitoli successivi attraverso prima l’esplicazione della scienza intuitiva l’Autore ci porta con mano ad attraversare insieme la crescita della conoscenza, dall’immaginativa alla razionale. Prima di pervenire alla immaginazione si esplora la conoscenza di secondo e terzo genere, la razionale appunto e l’intuitiva. Dopo un bellissimo intermezzo che vede riproporre la nota faccenda del rifiuto da parte di Spinoza della cattedra di Heidelberg, utile per comprendere non tanto l’azione del rifiuto stesso per rimanere “nel suo cantuccio” a riflettere e isolarsi, anzi, qui sottolinea Cristofolini, proprio per sviluppare meglio quella filosofia che serve a socializzare quale è quella spinoziana: socializzare significa essere nel mondo, conoscere e mai rimanere da soli, da una parte, senza agire. L’Autore si scaglia violentemente (e polemicamente) contro l’interpretazione che vede Spinoza un asceta per quel che riguarda l’utilizzo anche della scienza intuitiva: essa procede dall’alto verso il basso, non produce universali come la ragione ma tende verso la conoscenza dell’essenza delle cose singole. Chi conosce con il terzo genere di conoscenza non può essere isolato dal mondo. Azione e passione, gioia e tristezza, amore e odio: dicotomie importanti e mai ferme anzi balenanti tra massimi e minimi, che segnano la stessa natura umana sempre mutevole, è vero, ma anche che dovrebbe volgere verso la gioia, verso la conoscenza razionale per poi arrivare alla comprensione delle essenze delle cose singole e, quindi, all’amore per Dio. E qui avviene la novità nell’esposizione del libro: l’immaginazione come ausilio alla gioia è un contributo alla comprensione del dinamismo umano; dall’immaginazione si arriva alla virtù se usiamo quella in quanto capacità di evocare le cose assenti come presenti ma con la consapevolezza che esse non sono lì, davanti a noi. Una diversa valutazione dell’immaginazione non come è intesa semplicemente attraverso il primo genere di conoscenza. L’interesse di Cristofolini per una lettura del pensiero spinoziano anche in chiave scientifica è qui giustificata proprio con la dimostrazione che attraverso questo tipo di immaginazione si giunge alla beatitudine passando per l’amore, ovviamente l’amore per Dio. La lettura non misticheggiante della consueta tradizione classica dello spinozismo permette l’uso di quella scienza intuitiva che altalena tra la particolarità delle cose e la loro eternità, secondo uno schema galileiano (consapevolezza dell’arricchimento che la scienza dà all’uomo, quindi aumento della conoscenza, quindi aumento della perfezione, quindi realtà vera dell’Uomo). Esaminando la tristezza invece, Cristofolini afferma – giustamente – che questa, non uscendo dai limiti della mera immaginazione, non giunge a nessuna svolta conoscitiva: non si ha nessuna idea adeguata a partire dalla propria impotenza. In questo capitolo si svolge il passaggio dall’immaginazione alla conoscenza adeguata attraverso un cambiamento di definizione delle stesse gioia e tristezza: “conoscenza, rispettivamente, del bene e del male, sotto la condizione che ne siamo consapevoli”. Come è possibile che l’Uomo passi da una condizione in cui è passivo ad una in cui è attivo? Attraverso una nuova definizione di tristezza intesa come “coscienza (adeguata) del male”. Il ruolo dell’immaginazione quindi è cruciale e sviluppato particolarmente nel capitolo in cui mette insieme quest’ultima, la gioia ella socialità, appunto, come parte fondamentale della conoscenza umana ma solo se distinguiamo due livelli: un primo livello in cui l’immaginazione è esperienza vaga, indistinta e ex signis (conoscenza-ricordo), l’immaginazione-conoscenza di primo genere. Un secondo livello in cui l’ordine delle cose come ci vengono dal mondo sensoriale, è sotto il nostro controllo (a dispetto del primo livello). Ma come è imparentato allora questo tipo di immaginazione “attiva” con il secondo e il terzo genere di conoscenza? Quando è immaginazione libera, una virtus come è evidenziato nello scolio della proposizione 17 della seconda parte dell’Etica, ad esempio ma è nel penultimo capitolo che si rivelerà appieno. Si evince quindi che il tema dell’immaginazione è tema fondamentale del libro, esposto più volte, ripreso, indagato soprattutto nell’ultimo capitolo che verte sullo scolio della proposizione 20 della quinta parte dell’Etica: qui si ripresenta di nuovo. Stranamente, poiché potrebbe sembrare che ormai nella quinta parte del capolavoro spinoziano dovrebbe essere il terzo genere a farla da padrone: l’intuizione o scienza intuitiva che porta a Dio e permette la beatitudine; tuttavia Cristofolini insiste e indaga a fondo la presenza di questa attività della mente (e non passività). Un bellissimo libro quindi anche sull’immaginazione, non solo sulla scienza intuitiva. Unica piccola pecca del libro è l’assenza anche di traduzione italiane per brani più lunghi latini delle opere di Spinoza (ma anche da alcuni in tedesco e francese) nel corpo del testo lasciando al lettore non troppo avvezzo alle lingue non italiane il possibile salto oltre le righe. Questo però si giustifica perché Cristofolini ci tiene ad analizzare i termini latini delle opere di Spinoza e proprio con la sua esplorazione riusciamo a comprendere come le parole abbiano la loro importanza e spesso siano difficili da tradurre. Non a caso, è uscita una edizione critica dell’Etica in italiano con testo a fronte latino, forse proprio per tentare di chiarire questo problema.
La scienza intuitiva di Spinoza, di Paolo Cristofolini
Edizioni ETS, collana Philosophica, 2009, pagg. 150
ISBN: 8846724348
ISBN 13: 9788846724342
Euro 15
Edizioni ETS, collana Philosophica, 2009, pagg. 150
ISBN: 8846724348
ISBN 13: 9788846724342
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Comments (2)
fogliospinoziano
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Un altro articolo sulla scienza intuitiva è presente nel sito del Foglio Spinoziano all'indirizzo: https://www.fogliospinoziano.it/danna.pdf
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Anonimo
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Davvero un bel libro, ti chiarisce molti concetti ma introduce anche una evoluzione di questi, come ad esempio sugli attributi.
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